Considerazioni sull’Announcement dei CrossFit® Open: differenze tra Europa e Stati Uniti per il 23.2 in attesa dell’ultimo workout 23.3

L’avete sentito? L’avete sentito o no il pubblico di CrossFit® Bison a Midland Park, nel New Jersey?

Io l’ho sentito chiaramente, perché ho seguito l’evento dal cellulare e letteralmente non si sentiva altro che il casino che facevano i circa 150/200 presenti (contati a occhio, a orecchio sembravano 2.000). Non so dirvi se dalla tv o dal pc la sensazione fosse la stessa, ma secondo me sì.

Che differenza netta con il pubblico di Madrid, molto più numeroso e molto più silenzioso. E non ditemi che c’entra il wod, perché questo 23.2, da vedere, è molto più noioso del 23.1.

È una questione di cultura sportiva: quante volte ho provato a dirlo, su questi canali, che uno dei motivi per cui non riusciamo a portare tanta gente a vedere gli eventi CrossFit® è che non abbiamo ancora capito come si fa il tifo in questo sport. Anche il CrossFit®, come tanti altri sport americani, si vive prima ancora che tifarlo. Ogni persona presente fa parte dello spettacolo, e contribuisce al risultato di ogni singolo atleta. Non conta chi vince, ma quanti vincono. E più persone ci sono, più persone vincono.

Il controverso Thuster di Veller sospinto dal pubblico di CrossFit Bison (New Jersey – US)

Il CrossFit® è per tutti

Non è questo l’unico spunto di riflessione che questi open ci stanno dando. Ce n’è un altro, legato più ai workout, che risolleva una polemica mesozoica ma quanto mai attuale: il CrossFit® è uno sport per tutti?

Andrew Hiller, uno dei nostri criticoni preferiti, di fronte al 23.1 ha immediatamente sollevato la questione, perché i ring muscle up (e anche i 50 toes to bar) sono sembrati ai più un’eccessiva complessità, che scoraggia gli utenti a iscriversi agli Open. Come tutti gli argomenti filosofici, questo aspetto mi stimola parecchio, e proverò a darvi la mia chiave di lettura a questa domanda.

Ve lo dico subito: secondo me il 23.1 è proprio la dimostrazione che il CrossFit® è per tutti. Ho almeno tre argomentazioni a supporto di questa tesi:

  1. I numeri: oltre il 27% degli uomini hanno raggiunto o superato i Ring Muscle Up. Significa che il Wod era alla portata del 17% in più delle persone che andranno ai QuarterFinal. Sulle donne raggiungiamo il 6%: c’è un abisso, ma è anche vero che il gap di scalatura uomo-donna si sta sempre più assottigliando, e le ragazze stanno dimostrando che possono farcela
  2. La versione Scaled: parliamoci chiaro, era ampiamente al di sotto delle capacità dell’utente medio di un box. I Pull-up, ovvero il movimento più complesso in questa versione, sono una skill ormai base, che si impara mediamente nei primi 6 mesi di pratica; la medball da 4kg non è nemmeno presente in molti box, quella da 6 non viene usata fra gli uomini se non per imparare il movimento. Insomma, è vero che agli open il workout si può fare solo in versione RX o Scaled, ma è evidente come in mezzo siano compresi tutti i livelli competitivi possibili in una classe
  3. Lo Sbarco in Europa: se siamo riusciti a portare qui l’announcement, significa che questo sport sta uscendo dai confini nord americani. Significa che l’azienda CrossFit® vuole arrivare a tutti. Siamo andati male: oltre alla già affrontata questione pubblico, abbiamo anche sbagliato il peso donna, ma la porta è stata aperta e spero che faremo di tutto per non richiuderla.

Eventualmente, posso dire che il CrossFit® non è per tutti gli italiani.

Siamo nei primi cinque paesi al mondo per numero di affiliati (eravamo terzi, ma devono aggiornare i dati e ho la sensazione che Francia e Spagna stiano spingendo forte) ma abbiamo una percentuale di iscritti all’Open ridicola. Come al solito, non ci sappiamo identificare con la maglia, non abbiamo senso di appartenenza e non cogliamo le opportunità di crescita del movimento.

Iscriversi agli Open significa tante cose: in primo luogo riconoscere quello che CrossFit® e il CrossFit® fanno per noi divertendoci, stimolandoci, ossessionandoci e, in sostanza, rendendoci migliori ogni giorno; poi significa maggior engagement, perché è un’ottima occasione per i box owner per spingere gli iscritti a uscire dalla zona di confort, che è uno dei grandi benefici del fare il nostro sport: essere giudicati, o judgiati come si sente dire spesso, anche se da un compagno di box, tira sempre fuori qualcosa di nuovo. Con la classifica del Box, poi, per chi ha un po’ di inventiva si possono ideare un sacco di giochi e di sfide interne al box, che migliorano il clima e contribuiscono a fare gruppo, alzando anche il livello della competizione.

Ancora meno capisco i box owner che li boicottano: se non avete atleti che possono ambire a grandi risultati, non saranno certo tre giorni di allenamento diverso dalla vostra programmazione a rovinare la preparazione degli utenti. Se avete atleti ambiziosi, l’ambizione massima deve essere andare ai Semifinals: non c’è altra gara che tenga. Inoltre, e non mi pare cosa da poco, non mi piace chi sputa nel piatto in cui mangia o ha mangiato.

Va bene, è finito il tempo della filosofia.

Vi saluto e mi ritiro nelle mie stanze, ad aspettare il 23.3. Buoni Open a tutti!

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