Scopriamo finalmente uno dei CrossFitter più “nascosti” del panorama competitivo italiano che fino all’ultimo wod dei Quarti era (ampiamente) dentro nei 60
Lo troviamo lì, fuori da Cross Your Limits, la nuova palestra che si è appena regalato a Formia, città il cui mare è chiamato Mare di Lucio, perché pare che Dalla ci passasse tutti i giorni di vacanza che poteva.
Gli inizi sportivi di Andrea Russo
Andrea Russo è un ragazzo di 29 anni, con il sole negli occhi che brillano quando parla di sport. Di scherma ovviamente, il suo primo amore, 2 volte campione italiano, il primo dopo quasi 30 anni a vincere il titolo senza far parte di forze armate militari. Perché preferisce essere libero, anche nel CrossFit®: bellissima idea quella di affrontare tutti insieme i quarter, il resto – il bailamme dei social, le comparsate, ecc. – gli interessa meno.
Si è avvicinato al nostro sport nel 2018, con Alain Riccaldi, uno dei massimi guru, per fare preparazione fisica ed essere più performante in pedana; faceva solo qualche esercizio, non troppi pesi che ci sono le categorie da rispettare, ma poi un giorno, per caso, ha fatto una classe, ed è stato amore a prima vista.
E poi vinceva sempre, ma allo stesso tempo doveva imparare un sacco di skills: non gli succedeva da 20 anni di essere così stimolato. Si divertiva, ha iniziato a fare qualche gara: Fall Series Throwdown, perché era la più difficile, era secondo ma ha chiuso quinto perché non aveva l’hand stand walk. Regular quell’anno, dal 2019 Elite e si fa sul serio: Roma Throwdown e tutte le altre gare importanti a cui è riuscito ad andare.
Nel 2021 stava per qualificarsi ai Semifinals, ma ha fatto 150kg di front squat, gli sarebbero bastati 152,5 per passare: inesperienza e anche il fatto che in quel periodo non era seguito da un coach a tempo pieno.
L’ultimo anno di Andrea Russo
Il 2022 è stato un anno strano:
- non aveva un box con gli standard, e stava iniziando il grande percorso della sua nuova palestra, per cui non ha partecipato ai Quarter, ma quest’anno poteva essere l’anno buono.
- È stato un infortunio un po’ stronzo al polso a fregarlo, perché ci hanno messo un po’ a capire cosa fosse, e così ha iniziato a curarlo tardi. Che ci fosse il rischio che il polso lo fermasse lo sapevano fin dall’inizio, Andrea e Vincenzo Di Meo, il suo coach, ma fino alla fine pareva potesse funzionare. E invece, la rope climb: l’ultimo elemento dell’ultimo workout. Polso bloccato, quasi 4 minuti persi, a questo livello ti fanno passare dal 40esimo all’80esimo posto.
Arrivederci all’anno prossimo, ma senza rimpianti: un atleta come Andrea ne ha viste di ogni, e non si spaventa di certo di fronte a un infortunio.
Quest’anno farà esperienza in Europa: Atene, Madrid, French Throwdown, e l’anno prossimo non sbaglierà.
Parola di Zorro, ehm… di Andrea Russo, atleta professionista italiano.