Le due facce della scelta: una lettura psicologica dell’atleta ai CrossFit Games tra sofferenza e performance.

La recente tragedia che ha colpito il mondo del CrossFit®, con la scomparsa improvvisa del giovane Lazar Đukić, ha lasciato una ferita profonda nella comunità sportiva.

In momenti come questi, ogni atleta è chiamato a prendere decisioni difficili: continuare a gareggiare o ritirarsi per onorare il lutto. Entrambe le scelte, seppur opposte, hanno radici profonde nella psicologia umana e meritano una riflessione attenta. 

Per molti degli atleti presenti in Texas, il CrossFit® non è solo una professione ma rappresenta un vero e proprio stile di vita, in cui le azioni intraprese sul floor di gara sono lo specchio di ciò che si è nel quotidiano. 

Continuare a gareggiare o andare via?

Osservando gli eventi con un approccio non giudicante e solo in termini d’azione, la scelta di gareggiare può sembrare, a prima vista, una decisione controversa o insensibile. Tuttavia, dal punto di vista psicologico, continuare a competere può rappresentare un modo per affrontare il dolore e rendere omaggio alla memoria di un compagno prematuramente scomparso.

Gli individui possono scegliere di agire in linea con i propri valori anche quando le circostanze sono “sfavorevoli”. Proprio come nel mondo militare, per alcuni atleti scendere in campo rappresenta un atto di coraggio e responsabilità, un modo per onorare i propri impegni per se stessi ma in particolare per chi è caduto, non permettendo al dolore di fermare il proprio percorso. 

Dall’altro lato, scegliere di ritirarsi è una decisione altrettanto valida e comprensibile. Affrontare una perdita così devastante può mettere in crisi il senso stesso della competizione: il gruppo non è più lo stesso. Il ritiro non incarna un segno di debolezza, ma un atto di rispetto verso chi non c’è più. In questo contesto, l’atleta sta facendo una scelta comunque coraggiosa e valoriale.

Come l’analogia precedente, il “combattente” riconosce che ha bisogno di prendersi cura di sé e di chi è rimasto a dover fare i conti quotidianamente con questo dolore, concedendo tempo e spazio per elaborare la perdita senza la pressione della performance e della “macchina” Games. 

  • La decisione di continuare a gareggiare o di ritirarsi dopo una tragedia come quella che ha colpito Đukić è profondamente personale e complessa. Nessuna delle due scelte è migliore o più giusta dell’altra; entrambe sono valide espressioni delle diverse modalità con cui le persone affrontano il dolore e la perdita. 
  • Entrambe le decisioni riflettono la forza dell’essere umano nel trovare significato e dignità anche nei momenti più bui. Non sono altro che due facce della stessa medaglia.

A prescindere dalla gestione e organizzazione di questi Games, in un contesto come quello del CrossFit®, in cui le persone popolano i box per il senso di appartenenza e di benessere (e dove la comunità e il supporto reciproco sono fondamentali!), è importante rispettare e comprendere le scelte di ogni atleta, riconoscendo che, alla fine, ognuno ha cercato di fare del proprio meglio per navigare nelle acque agitate del dolore.

Dr.ssa Vanessa Coccimiglio

Conosce il CrossFit® per caso, in mezzo al deserto, se ne innamora.
Le piacciono i legami che nascono nei box, luogo in cui passa tanto tempo.
Porta sempre con sé i suoi dumbbell personali di 8 e 6 anni.
Strizzacervelli.
Curiosa.
Ama osservare e condividere le interazioni tra mente e CrossFit®. Come lo fa? Grazie a Dummies at the Box

Psicologa - Esperta in valutazione Stress Lavoro-Correlato

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