Il dietro le quinte vissuto in prima persona
Non è stato difficile, Madison è una cittadina tranquilla, con zero traffico, moltissime ciclabili e un’aria molto americana. Non è per niente brutta, abbracciata ai suoi due laghi, con le casette monofamiliari con giardino anche in pieno centro, e qui tutti sanno dov’è che si fanno i Games, dimostrando di tenerci molto a questo evento.
Il viaggio, divertente ma stancante, è già un ricordo archiviato nel momento in cui, con la mia bici elettrica, mi sono appropinquato per la prima volta al villaggio dei Games di Madison.
Rogue North Park
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D’altronde il pubblico del CrossFit® ha i suoi pro: si sfoga abbastanza sul floor da uscirne pacifista, ha uno stile di vita sano (sul cibo ci dobbiamo lavorare, ma non ho visto una sola sigaretta in tutto il village), e poi comunque sta tutto il giorno nel village e torna in hotel troppo stanco per avere voglia di dare problemi.
La cosa, di gran lunga, peggiore di tutte, almeno per noi italiani, è l’alternanza caldo freddo dell’aria condizionata: ti sfianca, perché basta uno spazio chiuso, seppur enorme come i villaggi NoBull e Rogue, o come l’area Warm-up e stampa, per passare dai circa 25 gradi fuori a un inspiegabile 4 gradi dentro: l’80% del mio mal di testa è dovuto a quello.
Tutto il resto, però, è fighissimo: i campi gara, sia interni sia esterni, il villaggio dei vendor, l’area per allenarsi, l’area stampa, tutto è pensato per far vivere l’evento come piace agli americani: con la voglia di esserci, al di là del risultato, per il gusto di far parte di qualcosa di bello e di contribuire a renderlo tale. Non c’è ossessione per il risultato e ogni atleta americano riceve lo stesso supporto, con picchi di decibel per i vincitori recenti e per i veterani più amati, come Patrick Vellner e Noah Olsen.
Coliseum
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Il tifo più divertente è quello per i team, anche se mi mancano ancora gli age group che inizieranno oggi, anche se qui non c’è la nostra cultura dei cori o degli striscioni: quello che vince sono le urla all’unisono, gli scrosci di applausi e, come da spirito CrossFit® per eccellenza, il sostegno cuore a cuore per quell’ultimo atleta che ce la sta mettendo tutta per finire entro il cap.
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Potrei raccontarvi anche le cose che non hanno funzionato alla perfezione, ma hanno infastidito più gli addetti ai lavori che non il pubblico o gli atleti: come detto, siamo fuori dalla logica della vittoria a tutti i costi, conta esserci e conta divertirsi, e poi chi lavora sa quanto è difficile far funzionare bene una baracca del genere.
La comunità italiana, come al solito, è presente a modo nostro, non siamo gente che fa troppo gruppo, però ci si sente e ci si supporta, ognuno al suo posto: d’altronde c’è di tutto, gli atleti con i loro team familiari e di lavoro, i giudici, i rappresentanti di CrossFit® e pure… la stampa! In fondo, è bello che ognuno viva i suoi Games per quello che è e che fa.
È andato solo il giorno uno, oggi avremo tutti gli age group, il wod 2 degli individual e soprattutto la cerimonia d’apertura: già immagino i brividi all’inno!
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STARS – Mat Fraser & Danielle Brandon
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