I mondiali di Functional Fitness si sono tenuti ad Aruba. L’esperienza raccontata da Giada Nicolini e Andrea Di Salvatore che hanno portato alti i nostri colori assieme a tanti altri italiani.
Non capita a tutti, né tantomeno capita tutti i giorni, di andare a medaglia in un campionato mondiale. Giada Nicolini e Andrea Di Salvatore hanno realizzato un sogno di tantissimi: indossare la maglia azzurra e portare il tricolore sui gradini del podio mondiale.
Parliamo, ovviamente, del Mondiale di Functional Fitness (IF3, AFFI in Italia), nell’incredibile contesto di Aruba, Caraibi.
Functional Fitness o CrossFit®?
È sempre attuale la dicotomia fra Functional Fitness e CrossFit®, vi diciamo la nostra ma molto sinteticamente, magari torneremo ad approfondire il tema più avanti: sono apparentemente due sport simili; richiedono una preparazione fisica praticamente identica, e mettono in campo di fatto gli stessi esercizi, seppur in modalità molto diversa; quindi no, non sono esattamente la stessa cosa; sì, lo stesso atleta può praticare entrambi e ancora sì, sono anche piuttosto complementari.
E allora?
Allora nulla, può piacerti l’uno, l’altro o entrambi, ma se poi dei ragazzi scendono sul floor con la nostra bandiera, per me non si può far altro che tifarli e sostenerli dal primo all’ultimo minuto.
La Gara – il gruppo Italia e gli obiettivi raggiunti
Torniamo al punto: parliamo di 12 atleti che con la divisa della nazionale hanno affrontato un mondiale e in particolare di due di loro che hanno portato a casa una medaglia. Una cosa di cui, da tifoso, sono estremamente orgoglioso, come lo ero di Zeno, Eli, Antonio, Giulia e Marina quest’estate.
Cosa mi hanno raccontato Andrea e Giada? Entrambi, per prima cosa, mi hanno parlato del gruppo, il meraviglioso gruppo Italia che, sulla spinta proprio di Andrea e con la collaborazione di tutti, si è creato. Hanno alloggiato insieme in un resort, si sono ambientati e allenati insieme, si sono supportati e spinti a vicenda.
Ecco i nomi degli altri nostri atleti che hanno calcato il floor di Aruba:
EMILIANO MASTRACCI – RENATO FEZIA – ANTONIO BRUNO – DANIELE GROSSI – NADIR GANDOLFI – ROBERTO ROVATTI – FRANCESCO BARNABA – CRISTINA FLORENTINA ANDRIES – FABIANA IDINI – BARBARA GIACON
Giada e il suo riscatto
Giada, in particolare, quando è arrivata lì era nel pallone: il viaggio, il fuso orario, forse anche un po’ di ansia da prestazione, la famiglia e il box lasciati a casa… voleva scappare! Ma sono stati gli altri a tenerla lì, si è convinta, ha respirato il sole e la libertà di quei posti magici e nel giro di tre giorni di gara ha fatto una crescita pazzesca fino ad arrivare a sedersi sul gradino più basso del podio.
Poteva andare meglio? Forse sì. Perché è vero che i suoi obiettivi erano di lottare con atlete internazionali e migliorare nella concentrazione in gara, una sua pecca, e che li ha centrati in pieno entrambi.
Ma si sa che poi quando sei lì che gareggi quello che ottieni non ti basta mai, e se il primo posto era oggettivamente inarrivabile, per il secondo sarebbe bastato fare appena meglio sui Muscle Up (l’evento di bodyweight) e poteva farcela.
Resta la grandissima esperienza e l’orgoglio di aver partecipato a un evento di questa portata, e il prossimo obiettivo è già chiaro nella testa: Open 2023. Nella sua carriera li ha sempre un po’ snobbati, ma l’ultimo anno ha dato a tutti noi italiani la consapevolezza che andare a Madison non è un miraggio irraggiungibile, e queste gare internazionali aiutano a crescere in solidità.
Giada ci proverà con tutta se stessa, e noi la aspettiamo perché quando saremo là vogliamo sostenerla dall’inizio alla fine!
Andrea e una gara quasi dominata
E ovviamente ai Games non dovrà mancare Andrea Di Salvatore: lo zio di tutto il CrossFit® Italiano ad Aruba è stato un protagonista assoluto, pur gareggiando da “vecchio” quarantaquattrenne nella categoria 40-44.
Ha stradominato i primi due eventi (endurance, venendo dal nuoto, e bodyweight), ha gestito gli altri e patito un po’ sull’evento di pesistica, dove un piccolo fastidio alla schiena non gli ha permesso di essere al massimo del suo rendimento.
Si aspettava di vincere la finale, contro un mostro sacro come Tony Kurz, colonnello dei Marines e divinità del functional fitness (2 volte mondiale) e dei Games (tre partecipazioni), soprattutto perché c’erano i burpees dove pensava di poter dire la sua.
Tony invece ha tenuto fede al suo Curriculum e alla fine ha strappato il primo posto overall: anche per Andrea, come per Giada, obiettivi centrati ma un pizzico (15 soli punti di distacco) di amaro in bocca. Si confermerà di sicuro: a Miami e, come detto, ai Games, dove ci aspettiamo un’organizzazione stile Aruba, per stare tutti insieme e portare ancora più in alto il nome dell’Italia.
Viva gli atleti Master!
Permettetemi un piccolo passaggio finale sui master italiani: ragazzi di ogni età che sfidano l’abbruttimento da divano, mantenendosi in una forma fisica pazzesca e che devono essere solo di stimolo ed esempio per tutte le giovani generazioni.
- Essere un’atleta, con il passare degli anni, smette di essere un gioco e diventa sempre più una scelta di benessere e di cura e amore per se e per chi ci circonda.
- Bisogna avere per loro una stima e un’attenzione costante, e ringraziarli per ogni goccia di sudore che spendono sul floor.
Può forse sembrare banale, ma è uno dei grandi patrimoni italiani: avere tante individualità che con il loro lavoro giornaliero danno un contributo tangibile allo sviluppo della nazione. Vale nello sport e in tanti altri ambiti quindi, da parte mia, solo un grande e sincero grazie.