Intervista in chiave psicologica con la coach Daniela Franco di The Box Molfetta sugli effetti del prendersi una pausa dalle competizioni

Negli ultimi tempi, abbiamo assistito a un fenomeno interessante nel mondo del CrossFit: atlete di
altissimo livello hanno scelto di ritirarsi dalle competizioni.

Questo non è solo un fatto sportivo, ma un segnale che ci invita a riflettere su quanto il rallentare, il prendersi una pausa (che sia momentanea o definitiva), possa rappresentare una risorsa preziosa anche per chi ha fatto delle gare la propria vita.

Con questa curiosità, ho deciso d’incontrare Daniela Franco, coach, atleta master e veterana in
ambito agonistico (dalla ginnastica, al BJJ!) col suo “The Box” di Molfetta, per esplorare il valore
del rallentare attraverso un’ottica psicologica.

La nostra conversazione ha toccato aree profonde, in linea con il modello Acceptance and Commitment Therapy, che Daniela ha saputo tradurre, partendo dalla sua esperienza, attualmente in stand-by dalle gare per scelta, in chiave pratica per il mondo delle competizioni.

Anche perché a volte fermarsi non significa bloccarsi, bensì può diventare la chiave per accelerare
verso il successo, nello sport come in altre aree della vita.

“Chi sei quando nessuno ti guarda?” L’incontro si apre con una domanda che taglia più di un bisturi in sala operatoria, a cui la stessa Daniela si pone. “Paure, insicurezze e frustrazioni spesso mettono in ombra la performance di un atleta, sia prima che dopo una gara”.

“Il problema è che tutto gira attorno all’aspettativa” spiega. “Alcuni si raccontano la storia che hanno alte aspettative su di sé, altri soffrono onestamente per il peso di quelle degli altri.” 

Per gestire questa pressione, Daniela si affida a un rituale semplice e al tempo stesso d’urto: “Mi guardo allo specchio e mi dico: -Non sei speciale. Non ti meriti la vittoria più delle altre. Vai e fai quello per cui sei venuta qui”.

È una lezione di accettazione che, né buona e né cattiva, libera dall’ansia di dover essere perfetti. Rallentare per capire, dice Daniela, è una medicina efficace, anche se inizialmente frustrante. “Ti permette di prendere distanza e vedere chiaramente a che punto sei”. 

Ad un certo punto ironizza: “L’autosabotaggio è la pratica preferita dagli atleti!”. Le forme di evitamento sono molteplici: “Dai piccoli infortuni dell’ultimo minuto alle scuse sulle condizioni di gara. I meccanismi di giustificazione sono sempre gli stessi”.

Daniela si apre parlando di come sviluppare un rapporto più distaccato con i propri pensieri negativi: “La competitività è un bottone che devi accendere cinque minuti prima della performance e spegnere subito dopo.” Questa capacità di defusione – osservare i pensieri senza lasciarsi dominare da essi – si sviluppa gareggiando, sperimentando e accettando il fallimento come parte del percorso.

Daniela condivide un aneddoto semplice ma illuminante: “Quando sento l’ansia da risultato, faccio qualcosa d’inaspettato: parlo con le mie avversarie. Scoprire che anche loro condividono le mie stesse paure, mi aiuta a ristabilire una connessione umana e a riportare il focus sul momento presente”. E aggiunge: “Se arrivo in campo gara con il sorriso, è altamente probabile che faccia una performance soddisfacente.”

Questo perché, continuando con il nostro colloquio, nella sua visione il CrossFit è molto più di una competizione: è un atto di connessione. Tuttavia, ammette che fermarsi in questo momento è stato necessario per ritrovare il motivo profondo dietro il suo impegno. “Essere empatici con Sè è la chiave. Devi fermarti per capire perché lo stai facendo.

Prendere una pausa dalle gare non è facile in un mondo in cui i social media ci bombardano di successi altrui. E così, Daniela parla del suo impegno, nel qui ed ora, ad allenarsi solo per il piacere di farlo, scoprendo una nuova libertà. “Devi costruire meglio, essere sereno ed entusiasta, altrimenti non ne vale la pena.”

In questa piacevole conversazione, Daniela mi rimanda il suo profondo senso di gratitudine per ciò che gli anni le hanno donato con le sue azioni e scelte nel perseguire questa direzione in ambito sportivo. 

“Nel momento in cui rallenti, riesci a vedere quanto sei stato dedito, severo, coraggioso e resiliente. E, alla fine, tutto ciò che resta è il percorso – un patrimonio da cui ripartire”.

Conosce il CrossFit® per caso, in mezzo al deserto, se ne innamora.
Le piacciono i legami che nascono nei box, luogo in cui passa tanto tempo.
Porta sempre con sé i suoi dumbbell personali di 8 e 6 anni.
Strizzacervelli.
Curiosa.
Ama osservare e condividere le interazioni tra mente e CrossFit®. Come lo fa? Grazie a Dummies at the Box

Psicologa - Esperta in valutazione Stress Lavoro-Correlato

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